sterilizzazione

Sterilizzazione come prevenzione

Progresso e tecnologia hanno apportato, negli ultimi anni, dei cambiamenti radicali nella medicina, come l’accorciamento dei tempi e l’affidabilità delle diagnosi o la possibilità di effettuare interventi complicati con tecniche e strumenti meno invasivi, ma allo stesso tempo, hanno aperto nuove problematiche, in particolare relative alla manutenzione e sterilizzazione dei presidi medico chirurgici e alla sanificazione degli ambienti.

La scarsa igiene, insieme alla scarsa prevenzione e controllo, sono le principali cause delle infezioni ospedaliere, che sorgono durante il ricovero in ospedale o subito dopo la dimissione. Le infezioni possono essere contratte attraverso il contatto diretto con una persona infetta, tramite cibo, sangue, liquidi, disinfettanti contaminati, per via aerea o per contatto diretto con uno strumento contaminato.

Si stima che più del 50% delle infezioni si possano prevenire attraverso diversi accorgimenti: sorveglianza e identificazione delle infezioni, corretto lavaggio delle mani, adeguato uso degli antibiotici e dei disinfettanti, utilizzo dei metodi corretti soprattutto per le procedure invasive, controllo della pulizia ambientale e vaccinazione degli operatori sanitari.

Ruolo fondamentale nella prevenzione delle infezioni è quello svolto dalla sterilizzazione, che richiede una elevata e specifica competenza oltre al senso di responsabilità di tutte le figure professionali coinvolte.

La sterilizzazione tende a garantire la (quasi) totale distruzione di qualsiasi forma microbica ma, poiché dal punto di vista statistico non si può affermare che ci sia certezza di sterilità (un materiale è considerato sterile se la probabilità di trovarvi un microrganismo è inferiore a 1/1.000.000), diventa necessaria la codificazione delle procedure di trattamento del materiale, allo scopo di ridurre al minimo il rischio di alterazione del risultato. Il rispetto di tali procedure, oltre a tutelare i pazienti, garantisce la sicurezza degli operatori durante la manipolazione di strumenti potenzialmente contaminati.  

Negli ultimi anni si è registrata la tendenza a centralizzare le attività di sterilizzazione in una struttura appositamente progettata e realizzata secondo le normative più recenti e nel rispetto delle esigenze di sicurezza e affidabilità oltre che di efficienza di gestione. Sempre più aziende, inoltre, scelgono di esternalizzare il servizio di sterilizzazione, rivolgendosi a ditte specializzate.

Il processo di sterilizzazione ha inizio dall’ individuazione delle tecniche di trattamento più adeguate, definite a partire dalla natura dello strumento da trattare e dell’uso a cui questo è destinato. Le fasi di lavoro possono essere schematizzate nel modo seguente:

  1. raccolta: recupero e sistemazione del materiale;
  2. decontaminazione: prelavaggio con un disinfettante/detergente in contenitori autoclavabili al fine di ridurre la carica batterica;
  3. lavaggio: lavaggio, manuale o meccanico, degli strumenti appositamente smontati per permettere un’efficace rimozione dello sporco;
  4. risciacquo: risciacquo con acqua corrente (consigliato l’utilizzo di acqua demineralizzata in quanto riduce il deposito di calcare);
  5. asciugatura: rimozione di tutti i residui d’acqua, utilizzando anche aria compressa, siringa o shizzettone per asciugare l’interno di strumenti cavi;
  6. selezione: suddivisione del materiale secondo il metodo di sterilizzazione e la tipologia di confezionamento (buste, container, carta, ecc.);
  7. confezionamento: sistemazione del materiale in apposite confezioni idonee alla sterilizzazione a vapore e al mantenimento della sterilità fino al momento dell’utilizzo.

Occorre precisare che i materiali devono essere sottoposti a controlli e verifiche durante tutte le fasi del processo di sterilizzazione.